La persona arriva portando un problema specifico, chiaro, definito.
In questo caso non siamo, come scritto sulla consulenza psicologica, in una situazione di confusione….
Il cliente arriva e verbalizza chiaramente il motivo per cui si trova lì.
Anche le varie problematiche sono chiare e definite.
Ci può essere una difficoltà lavorativa che mette in crisi la persona (la messa in cassa integrazione, la paura di perdere il lavoro, il timore di un fallimento per un imprenditore…) oppure si trova in un momento di difficoltà relazionale con il proprio partner, una storia affettiva terminata, un lutto che si fa fatica a elaborare.
Come si coglie, sono problemi forti ma che, in quella persona, non mettono in crisi la globalità della personalità, ma si riferiscono solo all’aspetto specifico.
In questi casi, lo stesso soggetto non sente la necessità di un lavoro sul profondo.
Ha un problema, magari nel suo ambiente non trova nessuno con cui confrontarsi, sfogarsi, ricevere sostegno.
Quello che chiede è “una mano”.
L’intervento psicologico può allora muoversi secondo queste direttive:
- Ascolto (la persona deve sentirsi ascoltata profondamente);
- Fornire un quadro generale alla persona (con generale, intendo soprattutto sottolineare al cliente tutte le sue qualità, potenzialità, risorse, tutto quanto ha costruito ecc…, questo perché, di solito, non vediamo in noi tutte queste cose, ma solo quelle che non abbiamo, i limiti);
- Fargli prendere coscienza (più profonda) di quello che è avvenuto. Si potrà, ad esempio, rendere conto che, al di la del dolore, che quella relazioneera già in crisi da diverso tempo…;
- Cominciare a fargli vedere opportunità o orizzonti nuovi;
- Potrebbe ricominciare a vedere persone nuove o persone che aveva nel tempo trascurato;
- Riprendere interessi abbandonati. Scoprire nuovi interessi (fare, ad esempio, un viaggio sempre rimandato…).
Tutto questo, sempre accompagnato dal terapeuta che, in questo caso, funge proprio da supporto e da stimolo.
Il terapeuta accompagna la persona in questo percorso, stimolandolo e sostenendolo nei momenti di difficoltà (è in questo frangente che hanno un significato positivo i “consigli”).
Quando il cliente riavrà trovato un suo equilibrio, una sua nuova forza e anche quando parte della sua vita sarà cambiata in meglio, allora potrà continuare da solo.
Figurativamente è arrivato in studio zoppicando ed esce camminando.